Con un po’ di ragazzi abbiamo organizzato una giterella di volo fuori porta.
Meta: Praia a Mare, Calabria.
Periodo: 2-6 giugno.
Meteo: di merda… ma questo non potevamo saperlo.

Si parte il 2, all’alba. Anzi no: molto prima dell’alba. Alle 4.55 sono già davanti a casa del primo passeggero. Abbiamo il pulmino che fa il giro… Dopo aver raccolto Alessandro passiamo da Daniele. Arriviamo con 5 minuti di anticipo sull’orario previsto e gli facciamo andare di traverso la colazione. Sta ancora tossendo quando ripartiamo per andare da Massimo e Natascia (che non vola, ma come vedrete questo risulterà un dettaglio trascurabile). Alle 5.45 finiamo con Giuliano e, imboccata una A4 assolutamente deserta, ci fiondiamo (con un Ducato? Seee…) a Padova dove ci aspettano gli altri: Luca, Loris, Cristina, Massimiliano, Cesare e la moglie Alessandra, pure lei “non volatile”.

Una rapida ridistribuzione di carichi, bagagli e passeggeri e finalmente si parte. La meta dista circa 900 km ma non abbiamo fretta: l’albergo è prenotato e Silvano è già lì da due giorni con degli amici, in avanscoperta, la nostra “piccola (!) vedetta veneta”.

Dopo una serie di soste per gasolio e pranzo finalmente arriviamo. Sono le 16 circa. Mentre scarichiamo i bagagli ci raggiungono Nicholas, Angelo e Giovanni, tre piloti locali che ci fanno gli onori di casa. Il posto è fantastico. La spiaggia dove si atterra è enorme, il panorama mozzafiato con l’isola di Dino proprio di fronte e dei lunghi costoni, a nord e sud, dove termicare per ore. Eppoi ci sono un sacco di attività all’aria aperta se non si vola: dal nolo di canoe, barche e windsurf, al kartodromo, alle escursioni nei parchi dell’interno. Senza dimenticare i numerosissimi ristoranti…

Oggi per la verità non è granché. Silvano prevedendo il maltempo aveva già volato il giorno prima. Però il tempo, seppur nuvoloso, pare reggere e così Daniele, Giuliano e Loris salgono al decollo scortati da Nicholas per una prima planata di assaggio. Gli altri restano in atterraggio e qualcuno fa pure il bagno. Brrrrr. Il decollo principale è in via di ultimazione ma è già ampio e rivestito di una verde moquette dove stendere la vela senza problemi ai cordini. Il tutto si risolve in una planata, con Giuliano ben lontano dall’acqua e Loris che va ad atterrare sul marciapiede perché non vuole insabbiare la vela. Ma se la sabbia non c’è! Infatti la battigia è costituita di ghiaino, ottimo per non rovinare le vele. Certo che qui hanno pensato proprio a tutto.

Ripiegate la vele si torna in albergo a prepararsi per la cena. Si va in un posto che ha “scoperto” Silvano. È un piccolo locale tra i vicoli di Scalea. Come abbia fatto a trovarlo è un mistero, però si mangia proprio bene. Da buoni “turisti” ci rimpinziamo di antipasti mentre i secondi quasi (quasi!) rimangono sul piatto… “Gustoso” intermezzo con i primi: qualcuno propone “Proviamo l’olio piccante? Non sarà poi tutto ‘sto popò di roba…” Dopo 3 minuti erano tutti rossi come un peperoncino, anche chi aveva usato poche gocce (letteralmente GOCCE) di olio.

Ci fanno compagnia Nicholas e Paolo, un pilota bassanese trapiantato qui da un paio d’anni per lavoro, fa il carabiniere.

Siamo stanchi e si va a nanna relativamente presto: domani si vola!!!

Forse… dato che al mattino piove… Silvano, vista la meteo, torna a casa un giorno prima, che deve lavorare. Non sa cosa si perderà, anche se lo immagina…

Noi, dopo aver valutato che la prevista mattinata al mare, con la pioggia, non avrebbe molto senso, decidiamo di andare a Maratea e vedere il “Cristo” che domina il paese. Le piogge della notte hanno però provocato una frana, la strada costiera è chiusa e così dobbiamo percorrere una deviazione di 50 km tra i monti della Lucania (siamo sul confine). Arriviamo al porto di Maratea giusto in tempo per salire sul frangiflutti ad ammirare il mare e prenderci una lavata di quelle memorabili: un piccolo uragano ci annaffia mentre recuperiamo di corsa la protezione della tettoia di un bar dove i più temerari cercano di spiegare alla ignara cameriera come si fa uno spriz… Non vi dico il risultato. Lì incontriamo anche uno skipper, amico dei ragazzi, che organizza gite in barca: se domani non si dovesse volare magari…

Sono le 12 passate: andiamo a mangiare il pesce in un bel ristorante poco più a nord. Dopo pranzo la giornata sembra finalmente aprirsi. Forse non ci sarà da stare su ma almeno una planata ci dovrebbe scappare. Il povero Ducato, per quanto bene intenzionato, non può portarci fino in cima, così l’ultimo (!) tratto tocca farlo a piedi. Saranno 300 m di strada… Il dislivello? 290 m! Salgono anche le “accompagnatrici”, ma chi gliel’ha fatto fare? Brave. Una volta su il panorama verso Scalea ripaga lo sforzo: è tutto un susseguirsi di baie e promontori, a tratti illuminati da un timido sole.

Il primo a partire è Giuliano: era già pronto prima ancora che gli ultimi giungessero in cima… Lo seguo. Non c’è niente e scatto alcune foto prima di atterrare. Seguono gli altri che sono via via più fortunati perché il vento va rinforzando. Cristina riuscirà a fare credo un quarto d’ora, Altri si accontentano di qualche gonfiaggio. Malgrado il tempo c’è pubblico in atterraggio e Giuliano attacca subito bottone con una mora…

Una volta giù gli ultimi proviamo un secondo volo al decollo “basso” ma appena parcheggiata la macchina (prima ancora di scendere) uno scroscio di pioggia consiglia di tornare in hotel.

Qui Daniele chiama Deivi, il nostro metereologo, per avere le previsioni aggiornate. A voce non sono buone così si fa mandare pure una mail all’indirizzo dell’albergo. Quelle stampate sono anche peggio…

Per cena torniamo al ristorante di pesce. Certo che pareva più vicino… Mentre siamo lì si scatena il finimondo. C’era un gruppetto di scooteristi in erba che faceva casino in strada. Loris gliene ha mandate tante che alla fine ha piovuto. O meglio: è venuto giù il diluvio universale al punto che la strada è diventata un torrente. Tornando sembrava di guidare un motoscafo vista la scia che faceva…

Il venerdì mattina ci accoglie con una pioggerellina leggera, un notevole cambiamento, non c’è che dire. A colazione i visi sono scuri e tesi e peggiorano quando Daniele fa girare le stampe delle previsioni… Pochi minuti di consulto e si decide: trasferimento di armi e bagagli più a nord, per la precisione Norma, provincia di Latina. Secondo la meteo lì saremo fuori dal grosso della perturbazione.

Paghiamo il conto, salutiamo i gentilissimi proprietari dell’albergo e ci avviamo. Mentre carichiamo esce un sole cocente ma basta che qualcuno esprima il dubbio “e se rimanessimo?” e subito, nel giro di 30 secondi ricomincia a piovere. Cose da non credere? La prossima volta venite con noi…

Arriviamo a Norma verso le 15, il vento è forte da nord est, ossia esattamente da dietro. Fabio ci dice che ultimamente si è volato poco ma che ci sono siti alternativi verso sud, nella zona di Terracina, se il giorno dopo vogliamo provare. Non avendo altro da fare saliamo comunque in decollo, almeno così lo faccio vedere a chi non c’è mai stato. Si vede che ultimamente lo usano poco: i cardi sono altri più di un metro… Il decollo si trova nel centro dell’antica città romana di Norba, così Alessandra ha modo di appagare la sua passione per l’archeologia, tra l’altro è stata appena riportata alla luce un’antica strada, completa di marciapiede e “passaggio pedonale”, davvero uno spettacolo anche per chi non è del settore.

La cena è da Polifemo, ma molti escono più affamati di prima…

Il giorno dopo abbiamo deciso di provare il volo di Sperlonga, a sud di Terracina. Ci arriviamo verso le 12. Dopo aver penato un po’ per trovare il prato giusto ci accorgiamo che il vento è storto. Però c’è un prato agibile nella giusta direzione e così Alessandro, Giuliano (poteva mancare?) e Daniele si fanno una planata mentre gli altri scendono in spiaggia. C’è un bel sole oggi, almeno quello… Prendiamo alcuni sdraio e ci rilassiamo, in attesa che migliori. Invece dopo poco piove… e ridagli!

Stavolta decidiamo di resistere, tanto non c’è niente di meglio da fare: l’albergo è lontano.

Luca ha avuto la bella idea di portare un pallone (che sospettasse qualcosa?) e così imbastiamo una partita tipo “tre uomini e una gamba”, avete presente? I forti la prendono molto sul serio e si suda parecchio malgrado il campo sia 10x10m. A volte una delle ragazze sullo sdraio finisce in mezzo a una mischia, altre volte è la mischia che finisce sulle ragazze… Io lascio dopo 6 minuti netti per esaurimento fisico.

Comunque sia l’attesa è premiata e verso le 17 è di nuovo buona per volare. La vista di altre vele in decollo ci stimola a riprovarci. In realtà non è che stanno su: il dislivello è di 200 m e il volo dura quattro minuti scarsi, però la voglia di aria è tanta e poi se resta fuori il sole, magari… Una volta su, una nuvolaglia estesa spegne ogni speranza. Daniele e Giuliano volano lo stesso. Gli altri scendono in auto.

Una volta giù la sorpresa che da sola vale l’intero viaggio. Daniele si è guadagnato un soprannome: Splash! Indovinate perché? Poco stimolato dalla planata, quando è stato in dirittura finale ha pensato bene di fare un paio di wing over. Che male c’è… Peccato che la quota non fosse proprio tanta. Se aggiungete che il primo lo ha fatto verso il mare ecco che il patatrac era bello pronto. Una volta indirizzata la vela verso la spiaggia non gli rimaneva che soffiare e sperare, ma non è bastato. Per sua fortuna l’acqua era poco profonda per almeno 20 m verso il largo e così lui si è bagnato appena i polpacci. La vela invece è finita parzialmente in acqua. Quando noi siamo arrivati giù, il nostro l’aveva stesa nel teatro all’aperto dello stabilimento e la stava innaffiando con amore con un tubo da giardino.

Abbiamo aspettato un po’ e poi l’abbiamo ripiegata. Sulla via del ritorno, passando da Terracina l’ultima beffa: tre para in volo di dinamica sul costone del tempio di Giove.

Era ancora relativamente presto e qualcuno, in vista dello svincolo della superstrada, ha proposto di andare a vedere. Neanche il tempo di finire la frase e due gocce di pioggia sul parabrezza ci hanno fatto capire l’antifona. Appena passato lo svincolo la pioggia è misteriosamente finita…

A questo punto mi è venuto il dubbio che qualcuno ci avesse fatto una magia voodoo ma non ho ancora trovato le prove.

Guardando i para in volo ho poi anche sbagliato strada e l’abbiamo allungata di un 20 km, aggiungendo pure un passaggio per il centro di Latina sotto un vero e proprio nubifragio (l’ennesimo!).

Quando siamo arrivati in albergo ero nerissimo, al punto che non mi sono molto gustato la cena finale, alla Piccola Fontana di Norma. A quanto mi hanno detto (io c’ero) è stata una bella cena…

Domenica, ultimo giorno. Il programma prevede Assisi, sulla via del ritorno. La giornata promette ancora temporali così andiamo con calma, la prendo larga e passiamo per Spoleto, Trevi, Foligno e Spello. Arriviamo verso la mezza. Il cielo è in parte sereno! Peccato che c’è un forte vento da nord: questa ci mancava effettivamente.

Daniele non perde tempo e tira fuori la vela per asciugarla. Massimo, Luca e Alessandro lo imitano mentre Massimiliano si diverte con un kite che gli hanno prestato alcuni piloti della zona. Altri vanno a farsi una passeggiata per Assisi ma alle 14 sono già di ritorno per il pranzo. Di certo il nostro stomaco non ha sofferto la fame…

Il ristorante dove andiamo ha finito i primi ma in compenso ci rimpinza di secondi, e senza nemmeno il bisogno di ordinare! Tra quattro chiacchiere ci guardiamo il gp d’Italia del motomondiale.

Una volta fuori, guardando verso il Subasio vediamo un para in volo. Ci guardiamo: sappiamo già come andrà a finire e non vogliamo certo far piovere sul quel povero cristo, però la curiosità di vedere almeno il decollo è tanta, così saliamo.

Una volta in cima troviamo i locali che stanno ripiegando… Non piove, ma il nord è rinforzato troppo. Ah, mi pareva… Il posto è però affascinante: gli enormi prati conquistano subito tutti mentre con lo sguardo si spazia dal Trasimeno, a Spoleto, al monte Cucco, regno dei deltaplani.

Scendiamo e ci mettiamo in strada per casa.

Dobbiamo fare il passo del Verghereto, che però è chiuso per lavori proprio da questa settimana!!!!!! Così ci tocca la strada normale, dietro all’unico camion che gira quella domenica.

L’ultimo contrattempo in zona Cesena: il furgone è in riserva e il tappo del serbatoio non si apre. Dobbiamo per forza entrare subito in autostrada alla ricerca di un benzinaio, anche se questo vuol dire beccare in pieno, fin dallo svincolo, la coda per un incidente che, guarda caso, finisce appena dopo l’autogrill!

Ancora un po’ di rallentamenti e finalmente siamo a Padova. Salutiamo gli altri e rifacciamo il giro a rovescio. Siamo affamati e ci fermiamo all’ultimo autogrill per mangiare ma, guarda il caso, Spizzico e Burger King hanno APPENA chiuso, tocca ripiegare su una cotoletta pallida, ma a me è passata definitivamente la fame!

La prossima volta rispetteremo la meta iniziale: la duna di Pyla. Ma prima faremo una capatina a Lourdes, tanto è di strada 🙂